Hannibal – Recensione 3×01/3×02 – Antipasto/Primavera


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“You no longer have ethical concerns, Hannibal, only aesthetilcal”
Quest’anno Hannibal si è fatto attendere (e con esso, anche la mia recensione, a dire il vero) e, quando uscì la notizia, le lamentele non furono poche e tutti quanti ci siamo chiesti se la nuova stagione avrebbe ripagato l’attesa. Ebbene, già la première non ci lascia dubbi a riguardo: Hannibal si riconferma un prodotto di altissima qualità, colto ed estetiamente raffinato.

Per stessa ammissione di Bryan Fuller ogni episodio di questa stagione viene trattato con la cura del dettaglio dei film e, anche in questo caso, si vede sin dalle primissime battute.

Il potente cliffhanger della seconda stagione, un punto di svolta non solo ai fini della narrazione ma anche per i personaggi che ne sono coinvolti, aveva lasciato tutti quanti a bocca aperta e a brancolare nel buio. Chiunque si stesse chiedendo chi è riuscito a sopravvivere dal bagno di sangue di Mizumono dovrà aspettare ancora un po’ per avere le sue meritate risposte perché Antipasto è un viaggio alla scoperta del rapporto controverso di Hannibal e Bedelia. Anche il filo narrativo è altrettanto controverso: abbandona i rigori temporali e salta continuamente tra passato e presente seguendo la linea emotiva una volta di uno una volta dell’altro personaggio. Ci troviamo sempre a saltare tra flashback e presente e, in viaggio per l’Europa tra una location ed un’altra, spesso si fatica a distribuire le vicende in un preciso arco temporale. Ciò, però, aiuta a collocare l’episodio in una sorta di limbo tra sogno e realtà.
Abbandoniamo i toni freddi del blu e del verde che hanno caratterizzato le prime stagioni per immergerci nell’oro e nei suoi toni caldi e anche questo può essere considerato un cambiamento considerevole. Il nostro occhio si era abituato all’estetica fredda e distaccata di quelle colorazioni, era un marchio distintivo della serie ma, adesso che ci troviamo di fronte ad un nuovo capitolo della vita di Hannibal, in una realtà chiaramente in bilico tra sogno e verità, tra presente e passato, in location sfarzose e barocche – in contrapposizione con le ambientazioni ordinate ed essenziali delle prime stagioni – anche i colori della serie si adattano a questo mutamento.

Dopo due stagioni narrativamente perfette come le prime due, nelle quali Hannibal ha intessuto una fittissima rete di trappole ed ha mosso i personaggi come un magistrale burattinaio, il rischio che si corre è quello che nella nuova stagione si ripeta questo ciclo scadendo inevitabilmente nel noioso. Generalmente la terza stagione è quella decisiva per uno show perché costituisce un punto di svolta nel quale un telefilm deve essere in grado di reinventarsi. Sono innumerevoli le serie tv che non riescono a compiere questo salto, ma la premiere della terza stagione è promettente. La stessa decisione di non voler trattare quelle vicende delle quali tutti quanti si aspettavano una risoluzione è audace, è un rischio, ma è un salto nel vuoto ponderato; è un voler dire “lo so che state aspettando da mesi, ma dovrete aspettare ancora un po’ perché adesso è il turno di altri personaggi”. E arrivati a fine episodio, non si sente affatto il peso delle domande senza risposta.

I flashback sono esplicativi del rapporto di Bedelia e Hannibal. Oltre che chiederci chi è morto e chi no, il cliffhanger degli ultimi secondi, che vedeva Hannibal e Bedelia lasciare l’America alla volta dell’Europa, aveva sollevato altrettante domande. Della intricata relazione tra i due sapevamo ben poco e adesso scopriamo che Hannibal era riuscito a manipolare Bedelia portandola ad uccidere un suo paziente (un irriconoscibile Zachary Quinto). Nella raffinatissima scena in cui Hannibal lava Bedelia ci troviamo letteralmente di fronte al battesimo della donna, alla ponderata e sicuramente indotta decisione di lasciarsi aiutare da Hannibal abbracciando tutto ciò che ne comporta. Hannibal, dunque, predomina su Bedelia senza usare la forza fisica ma usando unicamente quella mentale, uno strumento di gran lunga peggiore se usato nel modo corretto.

Nel presente ci troviamo in una magnifica Firenze e Lecter è il rinomato dottor Fell, uno studioso al quale Hannibal sottrae l’identità. È proprio con la bellissima Firenze a fare la scenografia che il complicato rapporto tra i due personaggi, Hannibal e Bedelia, si snoda e intreccia ulteriormente. Passando attraverso citazioni filosofiche e minacce letterarie, con Hannibal visivamente paragonato alla rappresentazione di Satana della Divina Commedia di Gustave Goré, la premiere della terza stagione si impone come qualcosa di diverso a ciò che eravamo abituati a vedere ma che non delude, mai.

HANNIBAL -- Pictured: "Hannibal" vertical key art -- (Photo by: NBCUniversal)

HANNIBAL — Pictured: “Hannibal” vertical key art — (Photo by: NBCUniversal)

 

Questo secondo episodio della terza stagione di Hannibal, “Primavera”, è stato un viaggio surreale e raffinato, il cui fascino mi ha prima avvolto e poi incantato.

 

Will Graham fa il suo ingresso in Hannibal come se i fatti successi nella cucina dell’orrore fossero appena successi, riviviamo – con lui – il dolore non sopito dell’ultima stagione e crediamo – assieme a lui – di vedere e di toccare la figura innocente e serena di Abigall, come se fosse sopravvissuta anche lei alla lucida pazzia di Hannibal.

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Naufraghiamo in un mare di speranze quando ci rendiamo conto che Abigall non esiste ma è semplicemente una proiezione dello stesso Will, solo dopo capiamo che la risposta affermativa data dalla ragazza alla domanda “ dopo tutto quello che ci ha fatto torneresti da lui?” non è nient’altro che il più profondo Will, ancora legato indissolubilmente ad Hannibal.

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Questo rapporto è ben più profondo, e molto più lacerante, delle coltellate subite: in Will il dolore fisico è dimenticato, mentre la sua anima è ancora in balìa tra il detestare Hannibal e l’amarne la sua inavvicinabile e glaciale figura. Tra i due il collegamento è quasi morboso, ma al contempo è romantico, soave e quasi poetico, così come diventano poesia gli orrori che Hannibal ha inziato a disseminare per l’ Europa.

L’episodio trascorre con continui rimandi alle ultime ore che Will ha trascorso con Hannibal, i loro ultimi dialoghi sono cruciali per capire quanto sia complesso e contraddittorio il loro rapporto: mi piace molto la tazza da the che si rompe sul pavimento  descritta da Hannibal per sintetizzare le situazioni troppo stressate, e adesso è giunto il tempo di raccogliere e rincollare i pezzi.

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Schiacciato, ma contemporaneamente attratto dalla spietatezza di Hannibal, la mente di Will vaneggia, sogna, si desta, ritorna dal passato e ci fa comprendere la drammaticità del presente, come se per la sua anima non ci fosse pace e anzi, forse, rimpiage quei pochi frammenti di pace concessi da Lecter.

È evidente che non possono fare a meno l’uno dell’altro e come due amanti stanno desiderando il momento del loro incontro, ma ancora si stanno corteggiando: in questo delirio onirico Hannibal crea, nella Cappella Palatina di Palermo, un cuore con un uomo spezzato per donarlo a Will e per riattrarlo a lui.

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Incantevole e suggestiva è la Cappella Palermitana, che fa da sfondo ad un episodio che ha il suo apice nella visione che Will ha del corpo, a forma di cuore, trasformarsi in un essere a quattro zampe, con una testa imbalsamata di cervo. Credo che quello altro non sia che il male, il male quello profondo che non si palesa ma che viscidamente serpeggia attorno a noi.

È come se Will si trovasse in un pazzo e onirico Limbo, invischiato in una realtà che si confonde con una fantasia surreale: adesso che è a Palermo, cosa vorrà fare?

Dare la caccia ad Hannibal per vendicarsi, per parlarci, per riassaporare il sapore di quell’unico ed esclusivo rapporto? Oppure darà la mano all’Ispettore Pazzi (Capo della Questura di Firenze) che da anni è sulle traccie di Hannibal?

Pazzi, che da vent’anni è alla caccia di un killer artista che – infelicemente rinominato Mostro di Firenze – aveva appunto creato coi corpi di due vittime, la Primavera di Botticelli, fino ai più piccoli dettagli è già attratto da Hannibal, è da sempre la sua ossessione e dell’oscurità di Hannibal ne sarà vittima.

HANNIBAL -- "Primavera" Episode 302 -- Pictured: (l-r) -- (Photo by: Brooke Palmer/NBC)

E sia Will che Pazzi, percependone la presenza, cercano Hannibal nella cripta della Chiesa, lui è nascosto ma non lo trovano in quel buio, è troppo astuto – anche fortunato – ma ha fatto la prima eclatante mossa.

Correndo nel labirinto sottoterra Will urla “Ti Perdono” rivolto ad Hannibal, come se la sofferenza subita non è stata abbastanza per odiarlo.

Il perdono è arrivato improvviso, violento e inaspettato e mai più mi sarei aspettata un perdono da parte di Will nei confronti di Hannibal, non dopo averlo psicologicamente violentato, dopo l’encefalite, dopo le coltellate e dopo la morte di Abigall … invece rimane solo rabbia, urlata in quelle parole. Il sentimento che li unisce è ben più elevato dell’odio.

Quell’urlo nel buio, liberatorio e disperato, esalta l’emotività e la sensibilità di Will e al tempo stesso Hannibal torna per qualche istante umano, dato che il profiler ha trovato un varco per mettersi in contatto con l’impenetrabile anima nera di Lecter.

HANNIBAL -- "Primavera" Episode 302 -- Pictured: Mads Mikkelsen as Hannibal Lecter -- (Photo by: Brooke Palmer/NBC)

Intrigante e avvolgente, non scade mai nel trash nonostante la violenza intrinseca, questa serie mi fa sentire coccolata e appagata: la adoro e adoro soprattutto Hannibal.

Nell’attesa, ecco il promo del prossimo episodio:

 

E passate nelle pagine :) 
Hannibal Italia serie tv ITA 
Hannibal – Tv Series Italia
Mads Mikkelsen Collection

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